Cinquant’ anni dopo il Sessantotto, l’Alto Milanese è pronto per una nuova rivoluzione culturale che porti i ragazzi e le loro famiglie a scoprire il valore del lavoro in fabbrica.
Ne è convinto il presidente di Confindustria Alto Milanese Giuseppe Scarpa, che annunciando la necessità di diffondere questa nuova cultura ha chiuso l’ ottimistico bilancio sui dati relativi al 2017. Negli ultimi anni nell’Alto Milanese le imprese hanno investito in tecnologie e macchinari, ora che la fiducia è tornata sono pronte a investire in personale. Solo che a quanto pare trovare dipendenti non è così facile.
Presidente, la gente si lamenta che non c’ è lavoro, voi vi lamentate che non ci sono lavoratori…
«Se un ragazzo è curioso e ha voglia di fare, il lavoro lo trova. Il nostro è un territorio dove le opportunità oggi non mancano. Il problema è che per organizzare l’ alternanza scuola lavoro nei calzaturifici del parabiaghese, che con i loro 500 dipendenti rappresentano il fiore all’occhiello del sistema moda, ogni anno facciamo fatica a mettere insieme 25 ragazzi».
Perché?
«È un problema antico, da cinquant’ anni nelle famiglie si va ripetendo che tutto è meglio di un posto in fabbrica. Si dice che nelle fabbriche si lavora tanto,ci si sporca di grasso, si prende poco. Ma le cose oggi sono molto diverse. Le aziende che funzionano sembrano sale operatorie, lavorare a un tornio a controllo numerico è come guidare un’ astronave. E lo stipendio di un operaio specializzato basta per permettere a un ragazzo di farsi una
vita».
Da qui la necessità della rivoluzione culturale.
«Secondo voi è meglio essere responsabile di una macchina che vale milioni o mettere in ordine delle scatolette sugli scaffali dei supermercati? Per prendere in considerazione il lavoro nel manifatturiero le famiglie dovrebbero prima sapere come funzionano le nostre fabbriche».
Lei scriverebbe una lettera come quella che il presidente di Confindustria Cuneo ha scritto ai ragazzi?
«Ci sto pensando, non escludo di farlo il prossimo anno. Certo non userei i suoi toni, piuttosto inviterei i ragazzi e le famiglie a scoprire cosa c’ è dentro questi cubi di cemento che si vedono attorno alle nostre città. Pochi sanno che dentro si realizzano i torni più grandi del mondo, il denim migliore d’ Europa, le scarpe che tutti ci invidiano. Per scegliere uno deve capire, per capire deve vedere».
Confindustria promuove un progetto di alternanza scuola lavoro, funziona?
«Migliaia di studenti possono contare su una cinquantina di imprese associate. Ma io sogno un progetto ancora più ambizioso: una fabbrica aperta in ogni Comune per accogliere i ragazzi e le loro famiglie. Qualcosa di molto più complesso del Pmi day, la gente deve entrare e vedere. So bene che la
burocrazia rappresenta un ostacolo importante, ma sono convinto che questo potrebbe essere il modo di veicolare quella cultura industriale che oggi è indispensabile al territorio. Il tessuto imprenditoriale qui è forte e sano: chi abita nell’ Alto Milanese deve conoscere le opportunità che ha a portata di mano».
La Prealpina 8/02/2018